Time Tells
Time Tells è un grande studio sul tempo, la tecnologia, la performance, l'economia dell'attenzione e la commedia. Utilizzando il salto temporale cinematografico, "una scorciatoia numerica per un'interruzione fatale," per tessere una narrazione di cronopolitica, memoria e studio culturale, Masha Tupitsyn costruisce una fenomenologia letteraria e visiva unica sulla perdita del tempo, della presenza e dell'attenzione nell'era digitale. Strutturato in due indagini interconnesse—Tempo e Recitazione—Time Tells si concentra su internet per parlare dell'etica della presenza e dell'attenzione, sulla commedia per parlare del tempismo e del linguaggio della critica, e sulla mascolinità bugiarda, il doppio e la recitazione per parlare di performance e del regno della falsità. Entrambi i volumi si intersecano per esaminare la nostra incapacità di sperimentare coerenza e integrazione nell'era post-verità. Nel primo volume, Tempo, Tupitsyn affronta punti di riferimento culturali ampi come la serie TV degli anni '90 Felicity, Vertigo di Hitchcock, Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, L'anno del pensiero magico di Joan Didion, Pretty Woman, 2046 di Wong Kar-wai, Zodiac di David Fincher, Jean-Luc Godard, i Beastie Boys, Wim Wenders, l'arte dello stile, la memoria e la musica nell'era post-internet, e l'ontologia perduta del cinema. Utilizzando quella che Tupitsyn definisce "critica dello screenshot," Time Tells rende il pensiero critico innovativo accessibile a chiunque sia interessato alla cultura americana odierna. Postfazione di Felix Bernstein.
Pubblicato da Film Desk Books.